Asse Fmi-San Marino sulle banche

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San Marino. Le banche sammarinesi sempre oggetto di grandi attenzioni non solo in territorio, ma anche fuori. Dopo la decisione del governo di intervenire sulla governance di Carisp, le dimissioni avvenute nottetempo del presidente de del direttore, girano molte voci su chi prenderà il loro posto. Si fanno i nomi di Vladimiro Renzi (padre dell’attuale Segretario agli Esteri), già vice direttore, licenziato un paio di anni fa senza apparente motivazione. Torna in corsa Antonella Mularoni, già Segretario di Stato in quota AP, grande promotrice del polo del lusso, non ricandidata alle ultime elezioni. Ma si fa il nome anche del commercialista Massimo Albertini. E poi c’è Alberto Mocchi, milanese, 57 anni, ex Direttore Generale Carim sino al 2015 ed ex amministratore delegato del Cis sino al 2012, prima che diventasse Banca Cis con la fusione tra Banca Partner e Cis, tra i nomi più quotati per prendere il posto del direttore Simoni.

Intanto, stamane, Stefano Elli del Sole 24 Ore, torna a parlare di San Marino, di banche, di Carisp e di Fondo Monetario, in un articolo dal titolo “Asse Fmi-San Marino sulle banche”.

Milano. La Cassa di risparmio di San Marino nel corso dell’aumento di capitale attuato nel 2016 avrebbe gonfiato il valore di un asset immobiliare: la qual cosa avrebbe portato il capitale della Cassa stessa a un adequacy ratio dell’11,4% così rispettando i requisiti richiesti dal regolatore». Laconico e privo di perifrasi, il documento interno dell’Fondo monetario internazionale datato 29 marzo dovrebbe essere presentato al prossimo meeting dello staff del comitato esecutivo del Fmi.

Un documento dai toni pesanti: soprattutto a causa del consesso in cui verrà esibito e che potrebbe avere ripercussioni sul futuro immediato della Cassa di risparmio della piccola Repubblica, il cui capitale è detenuto a maggioranza (46%) dallo Stato sammarinese.

La segnalazione all’Fmi è stata inviata dalla Banca centrale di San Marino, l’organo di vigilanza presieduto dall’egiziano Wafik Grais e diretto da Lorenzo Savorelli. La Banca di via del Voltone (sede della vigilanza), si afferma nel documento, è impegnata a investigare in modo approfondito sulla tematica, anche per appurare la posizione finanziaria della Cassa nell’attuale fase di ricognizione della qualità degli asset (Asset quality review, Aqr).

Nello stesso “paper” poi si dà conto delle decisioni prese lo scorso due marzo dallo stesso organo di vigilanza sul commissariamento di un’altra banca sammarinese, la Asset banca, che proprio lo scorso venerdì ha presentato istanza di sospensione cautelare del provvedimento. Dunque la branch del Fmi guidata da Carlo Cottarelli (che ha giurisdizione su Italia, Albania, Grecia, Malta, Portogallo e San Marino) sembra intenzionata a “stringere” lo zoom sulla Cassa, una banca peraltro già “colpita” da una recente delibera del Governo in carica che ha deciso di anticipare di un mese la scadenza naturale del Consiglio di amministrazione e i relativi avvicendamenti. Cassa che è protagonista di un’altra partita: quella dei 2 miliardi di non performing loans del sistema bancario locale per i quali si sta cercando un compratore.

Curioso il fatto che l’Fmi, con la sua “potenza di fuoco” transnazionale, si occupi di una sola operazione che riguarda un solo immobile.

Anche se nel documento non si fa riferimento a operazioni specifiche, uno dei principali conferimenti avvenuti in quel periodo è certamente quello dell’immobile della Silo Molino Forno, nel pieno centro di San Marino, in via Belluzzi 1, immediatamente all’esterno delle mura e battezzato Palazzo del Mutuo soccorso, sede della Fondazione della Cassa di risparmio nonché sede di numerose mostre d’arte e di cultura. L’operazione secondo fonti vicine alla Cassa, sarebbe stata effettuata a valori che sono stati determinati da periti ed esperti contabili, sammarinesi e italiani, i quali si sono espressi sulla congruità di tale partecipazione. Qual è il valore in ballo? Circa 9,5 milioni (su un rafforzamento patrimoniale complessivo superiore a 60 milioni). Dunque se il valore del cespite “Silo” fosse stato gonfiato di quattro volte, quello reale sarebbe stato di poco superiore a 2,3 milioni di euro. Di certo, sulle stime sugli asset immobiliari in passato (e non solo a San Marino) si sono registrate molte incongruenze.

Ma a San Marino tutto ciò che è real estate (anche in nuce) sembra rendere parecchio. Per fare un solo esempio, una società, la Edilgestioni spa, che risulta avere come asset principale un terreno edificabile, sia pure «di ampia estensione e situato in una zona di pregio industriale», è stata iscritta nel bilancio di un’altra azienda di credito, il Cis, Credito industriale sammarinese, dopo una perizia del dicembre 2015, per un valore pari a 110.787.300 euro.

 

 

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