Al Museo di Stato: Ulay / Abramovic

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Avranno inizio lunedì 21 novembre 2016 alle ore 18.15 presso le sale del Museo di Stato della Repubblica di San Marino (piazzetta Titano, Città di San Marino) Percorsi d’Arte Contemporanea, un ciclo di sette incontri di Rita Canarezza introdotti da Paolo Rondelli, con la prima lecture dedicata ad una delle coppie più significative dell’arte contemporanea: Ulay (Frank Uwe Laysiepen) e Marina Abramovic.

La lecture analizzerà il percorso artistico dei due artisti individualmente, per poi analizzare la loro esperienza collaborativa che sfocerà per ben 13 anni dal 1976 al 1988 in meravigliose ed impegnative performance realizzate assieme che hanno segnato la storia dell’arte contemporanea. La loro collaborazione terminerà con The Lovers – the Great Wall Walk, in cui si saluteranno, per tornare a realizzare il loro percorso singolarmente.

Si partirà dal lavoro artistico di Ulay (Frank Uwe Laysiepen), artista tedesco già formato prima di incontrare Marina Abramovic, meno noto rispetto all’Abramovic, recentemente riscoperto dalla critica che ne reputa il lavoro preziosissimo, anche per la tiratura limitatissima delle sue opere. Sarà dunque analizzata la figura di Marina Abrarmovic, una delle artiste contemporanee più importanti internazionalmente e saranno anche raccontate le sue performances prima di incontrare Ulay.

We entered our mental – physical space ”to become”. Our bodies become the medium, put into and anknown situation to experience it. By working so ”open ended” we would undergo all necessary discomfort to make our ideas conclusive, that is to experience different axpect of the male-female principles.

Ulay / Abramovic, Amsterdam 1980

 

Art Vital

no fixed living-place

permanent movement

direct contact

local relation

self-selection

passing limitations

taking risks

mobile energy

no rehearsal

no predict end

no repetition

extended vulnerability

exposure to chance

primary reaction

Ulay / Abramovic Relation Work 1976 – 1980

 

Ulay è lo pseudonimo di Frank Uwe Laysiepen (1943 Solingen, Germania)

Ulay dopo aver completato gli studi in fotografia, nel primo periodo della sua attività artistica (1968 – 1976) ha intrapreso una ricerca tematica privilegiando l’uso della polaroid sulle nozioni di identità e di corpo sia a livello personale che sociale, con aforismi e performance intime. Le tendenze performative all’interno del mezzo fotografico si trasformeranno completamente in esecuzioni e in azioni. Dal 1976 al 1988 ha collaborato con Marina Abramovic; il loro lavoro si è concentrato sulla discussione tra i tratti maschili e femminili, percepiti per superare i limiti fisici del corpo in opere relazionali. Dopo la rottura con Marina Abramovic, Ulay ri-focalizza nuovamente sulla fotografia, affrontando la posizione dell’individuo emarginato nella società contemporanea e ri-esamina il problema del nazionalismo e dei suoi simboli (Berlin Afterimages, 1994 – 1995). Numerosi sono gli spettacoli, workshop e lezioni-esibizioni. Negli ultimi anni, Ulay è principalmente impegnato in progetti e iniziative artistiche che aumentano la consapevolezza, per migliorare la comprensione e l’apprezzamento e il rispetto per l’acqua (Earth Water Catalogue, 2012).

Il lavoro di Ulay, è in molte collezioni di importanti istituzioni d’arte in tutto il mondo, come: Stedejlik Museum di Amsterdam; Centre Pompidou di Parigi; Museum of Modern Art di New York. Dopo quattro decenni di vita e di lavoro ad Amsterdam, diversi progetti artistici a lungo termine in India, Australia e Cina e una cattedra di New Media Art presso la Staatliche Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe in Germania, Ulay attualmente vive e lavora ad Amsterdam e Lubiana, Slovenia.

 

Marina Abramovic (1946, Belgrado, Serbia)

Abramović è una delle artiste più importanti del nostro tempo. All’inizio degli anni Settanta studia presso l’Accademia di Belle Arti di Belgrado, dove comincia a sperimentare la performance come forma di arte visuale. Esplorando i limiti fisici e mentali del suo essere, la Abramović approfondisce così il tema della trasformazione emotiva e spirituale e si dedica alla creazione di opere capaci di rendere rituali semplici azioni della vita quotidiana, come stare sdraiati o seduti, sognare e pensare. Nel 1974 viene conosciuta anche in Italia, dove presenta la sua performance Rhytm 4 nella galleria Diagramma di Luciano Inga Pin a Milano.

Dal 1976 al 1988 ha collaborato con Ulay; il loro lavoro in opere performative relazionali, si è concentrato sulla discussione tra i tratti maschili e femminili, percepiti per superare i limiti fisici del corpo e le possibilità della mente, in opere relazionali.

Dal 1992 tiene workshop, conferenze, mostre personali e collettive in tutto il mondo fino a vincere nel 1997 la Biennale di Venezia con la performance Balkan Baroque, dove per tre giorni pulisce una montagna di ossa bovine in un rituale di purificazione e di denuncia delle stragi che avvenivano nei Balcani.  Nella primavera del 2010 arriva la prima grande retrospettiva negli Stati Uniti al Museum of Modern Art di New York, dove esegue anche la performance The artist is present documentata dall’omonimo documentario. Due anni dopo, nel 2012, è stato il momento della doppia mostra al PAC e alla Galleria Lia Rumma di Milano, dove l’artista ha mostrato tutti i nuovi lavori e svelato al mondo The Abramović Method. Abramovic vive attualmente tra New York e Amsterdam.

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