Conti pubblici, a chi giova l’operazione trasparenza?

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Conti pubblici. Dov’è la novità? Le cifre del debito erano già note negli ambienti della politica, se n’è parlato molto anche in campagna elettorale, e allora Rete mette il dito nella piaga durante una serata pubblica a Serravalle.

“Non c’è stato un comma sui conti pubblici – riferisce il capogruppo Roberto Ciavatta – ci sarebbe voluta una relazione. Che non c’è stata. Il Segretario alle Finanze ha portato in Consiglio le slide che ha fatto vedere a Domagnano”.

E così, proprio da quelle stesse slide, evidenzia come il flusso di liquidità di cassa, sempre tra i 24/25 milioni al mese, improvvisamente a maggio e a giugno scende a cifre bassissime. Perché? Sono i mesi in cui lo Stato incassa l’IGR, come mai non compare? Lo “shock liquidità”, che è stato il titolo rilanciato da tutti i giornali, non è per caso una frase lanciata ad arte per “giustificare qualcos’altro?

E a proposito di giugno con una liquidità prevista sugli 8 milioni, di cui 7 già impegnati: di quali impegni si tratta, chiede Ciavatta?

Quindi mette a confronto le slide: quella della spesa mensile per gli stipendi pubblici, che tocca i 12,5 milioni di euro, 150 milioni all’anno; e quella sul bilancio dello Stato, dove circa il 95 per cento è assorbito dalla spesa corrente, oltre 400 milioni. C’è qualcosa che non quadra. Le spese sono altrove, non negli stipendi.

“Nessuna spiegazione” insiste Ciavatta, che sottolinea anche come l’idea di aprire una linea di credito sul fronte estero, mai apertamente dichiarata, sia però sempre presente. E si chiede: “Perché impegnare lo Stato con finanziatori internazionali, rischiando di diventare come la Grecia, dove le politiche economiche e sociali sono dettate dal Fmi e dall’Europa, quando possiamo risolvere i problemi con le risorse interne?”

Il ragionamento parte dalle dichiarazioni del governo, quando dice che il bilancio perde circa 25 milioni ogni anno e che si vuole arrivare al pareggio entro il 2019 con riforme strutturali. Con questa situazione basterebbe bussare alle casse delle banche sammarinesi che, attualmente hanno una liquidità di circa 700 milioni. Una cifra piccola per un sistema bancario, ma più che sufficiente a sostenere i conti pubblici deficitari e dare loro il tempo di assestarsi. Tanto più che Carisp, che ha la liquidità maggiore, è già in mano all’Ecc.ma Camera.

Non solo, l’Azienda di Stato per i Servizi ha una disponibilità liquida intorno ai 50 milioni. È un’azienda dello Stato, perché non coinvolgerla nel ripianamento dei conti pubblici?

Insomma, i soldi ci sono, non c’è bisogno di andare ad indebitarsi sul fronte internazionale. Rete assicura che farà di tutto perché ciò non accada.

 

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