Serata DIM: quei quattro miliardi dei sammarinesi portati a Bologna

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San Marino. Tutto comincia da quei quattro miliardi di euro portati a Bologna da Cassa di Risparmio all’epoca di Fantini. Che poi sono diventati due. E adesso, uno. Tutto al di fuori del nostro controllo. Ma un miliardo di euro, per una comunità di 30mila abitanti, è una cifra enorme. Così, in estrema sintesi, Alessandro Rossi ha ricostruito la storia delle disgrazie economiche di San Marino. Disgrazie che culminano con i personaggi arrivati tra il 2016 e il 2017 in Banca Centrale e che hanno portato avanti scelte deleterie. “Quando sono arrivati Moretti e Mazzeo in BCSM – ha sottolineato Rossi – in tre giorni hanno dato l’autorizzazione a Turki per l’acquisto di banca Cis, hanno ricapitalizzato la stessa banca e hanno concesso tutta una serie di finanziamenti vari.” Tra l’altro, sia Moretti sia Mazzeo, sono stati buttati fuori da Bankitalia, quindi, con quei personaggi, è impossibile ricostruire un rapporto. Ci è voluta la nuova presidente Catia Tomasetti a cambiare un po’ l’aria. Ma solo perché lei ha un rapporto personale con Bankitalia.

“Siamo stati accusati di essere dei guerrafondai, invece la guerra l’hanno fatta loro, quelli del governo della trasparenza e del cambiamento. Ecco perché siamo arrabbiati! – ha concluso Rossi – dobbiamo concentrarci su come recuperare più soldi possibile e poi sostenere il sistema con un valido progetto di sviluppo. Non andando a cercare i Turki e gente come lui. Siamo stanchi, e siamo consapevoli della nostra povertà!”

Gli dà manforte Roberto Ciavatta, che assicura: “Siamo pronti a governare, e quando ci saremo noi, la manleva non esisterà più”. Il pubblico che partecipa alla serata gli riserva una vera ovazione.

Poi ricorda l’uscita di Celli: “Ha voluto fare un’uscita alla Craxi – ha detto Ciavatta – attaccando la magistratura e accusando l’opposizione di fare politica con la carta intestata del tribunale. Questo apre uno scontro tra poteri dello Stato, che non fa certo bene allo Stato. Adesso tocca a Renzi: se ne deve andare anche lui!”

Un botta alla politica del Segretario agli Esteri arriva anche da Federico Pedini Amati: “Renzi tratta con l’Italia per una modifica della Convenzione del ’39. Va tutto bene, è vecchia, forse ha bisogno di qualche modifica. Ma l’ha mai detto in commissione esteri? No. Noi commissari non sappiamo nulla dei contenuti che si vanno a trattare. Così pure dell’accordo con la UE: non pervenuto!”

Una battuta la riserva anche a Marco Podeschi, definito l’alter ego di Celli; e ad Augusto Michelotti, che si è impantanato sull’articolo 79 del TU e non riesce ad uscirne. Quindi gli manda a dire: “Prima di pagare la patrimoniale, vogliamo sapere se la Leiton ha pagato il suo debito di 13 milioni”.

“Con quello che sta succedendo – lancia l’ultimatum Pedini Amati – o il governo ha un progetto vero, oppure è meglio che andiamo alle elezioni!”

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