Comunque, Romito c’è!

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San Marino. Cassa di Risparmio e il suo presidente neo eletto Nicola Romito sono al centro del comma mattutino del Consiglio Grande e Generale. Ed è qui, tra un intervento e l’altro, che emerge la posizione del presidente. Il quale, è vero che ha rimesso il suo mandato nelle mani del governo, ma è anche vero che, per una serie di elementi formali, rimane in carica. Primo punto: Banca Centrale non ha ancora approvato il nuovo regolamento sull’onorabilità degli amministratori, proposto dal governo, e che fissa i requisiti di onorabilità per tutti gli amministratori. Quindi, sostanzialmente, non è in vigore e non applicabile. Secondo punto: l’assemblea di Carisp ha nominato il nuovo CDA, il quale per poter entrare nei suoi poteri, deve insediarsi. Cosa a cui ha provveduto ieri mattina, con tutti i membri nominati dall’assemblea. Perciò anche Nicola Romito è diventato presidente, pur presentando subito dopo le sue dimissioni. Che dovranno essere valutate, accettate o respinte dall’assemblea, che dovrà essere riconvocata, ed eventualmente nominare un nuovo membro al suo posto (poi si vedrà se sarà dato all’opposizione, o meno) ed un nuovo presidente. Tirando le somme, sarà Nicola Romito ad approvare il bilancio della Cassa e ad assolvere tutti gli altri compiti che gli spettano in questo frangente. In conclusione, adesso gli indagati-imputati sono due: il direttore Simoni e il presidente Romito, rinviato a giudizio per usura.

E il Consiglio si spacca a metà. Da una parte la maggioranza, che esalta le qualità professionali e l’esperienza del personaggio, che presentendo subito le dimissioni ha compiuto un gesto di grande dignità, responsabilità e trasparenza. Cosa più unica che rara nell’ambiente sammarinese. Dall’altra, l’opposizione, che accusa il governo di superficialità (nessuno sembra aver verificato la posizione di Romito); ma che soprattutto considera non esattamente idoneo il curriculum, maturato in Monte dei Paschi: una banca che, in caso di crisi, sarebbe la prima a fallire in Europa (parole di Mario Draghi), che ha sul groppone ben 27 miliardi di NPL e che per 30 anni ha convissuto tra affari e politica.

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