Emergenza idrica, l’intervento di Lorenzo Bugli (PDCS)

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Anche se il dibattito politico sembra esaurirsi per lo più intorno a questioni di bandiera, il Paese è attraversato da emergenze che richiedono risposte tempestive e concrete.

Una di queste è senza ombra di dubbio l’emergenza idrica, che da mesi ormai sta mettendo letteralmente in ginocchio le nostre colture e arrecando gravissimo danno a tutte le imprese del settore agricolo e agroalimentare.

Di fronte a tale problematica, la politica sembra essersi fatta di nebbia: il dibattito, attorno a queste tematica, è stato arido e sterile, per non dire inesistente. Eppure parliamo di una criticità che ha ricadute dirette e conseguenze tangibili per l’economia sammarinese.

A fronte di ciò, ritengo che la politica abbia il dovere, specialmente in questa fase, di mettere da parte le chiacchiere fumose e gli inutili rimpalli di responsabilità per formulare delle proposte e andare incontro alle esigenze degli agricoltori locali.

In questi ultimi giorni ho avuto il privilegio di potermi confrontare con esperti, ingegneri e geologi sammarinesi e credo, a tal proposito, di poter formulare una proposta che meriterebbe quantomeno di essere tenuta in debita considerazione.

Non tutti sanno infatti che sul territorio sammarinese è presente un certo numero di falde acquifere sotterranee, che sono state opportunatamente mappate e dettagliatamente descritte dai nostri tecnici. Tra queste ne spicca una in particolar modo, quella del cosiddette Parataio, in corrispondenza della quale un tempo sorgeva il vecchio acquedotto di Montegiardino, principale fonte di sostentamento idrico del nostro territorio. I tempi sono cambiati, questo è vero, ma credo che le falde possano tornare ad essere uno strumento di approvvigionamento idrico fondamentale per la nostra Repubblica.

Non è un caso che con Delibera del Congresso di Stato n.19 del luglio 2021 sia stato istituito un gruppo di lavoro chiamato a valutare la fattibilità dell’eventuale realizzazione di bacini idrici per il recupero dell’acqua. E’ proprio da questo punto che la politica sammarinese dovrebbe ripartire, dando nuovo impulso e rilanciando l’attività del gruppo di lavoro.

Da un anno a questa parte inoltre l’Ufficio Gestione Risorse Ambientali ed Agricole ha avviato una ricognizione su tutto il territorio per individuare possibilità di investimento atte al recupero di acque. Non serve dunque spingere lo sguardo troppo lontano per rispondere all’emergenza idrica, ma è sufficiente soffermarsi sulle risorse già presenti all’interno dei nostri confini e saperle valorizzare. Si potrebbero realizzare, ad esempio, delle cisterne (anche in plastica) che avrebbero la funzione di immagazzinare l’acqua delle falde per poterla redistribuire a favore delle colture sammarinesi durante periodi di fortissima siccità.

Una risposta che da sola certamente non basterebbe a far fronte al fabbisogno idrico dell’intera Repubblica, ma che certamente può costituire una soluzione durante le fasi emergenziali. A questa azione ne andrebbe associata un’altra, ovvero il recupero dei cosiddetti ‘botacci’: cisterne che un tempo venivano posizionate in corrispondenza dei mulini per fare in modo che potessero continuare a macinare e produrre anche a fronte di una scarsità d’acqua. Proprio al recupero dei ‘botacci’ sono dedicate ben due tesi di laurea realizzate due ex studenti sammarinesi, che ipotizzano degli interventi di ripristino di queste strutture in chiave conservativa.

Lorenzo Bugli